La Sezione di Brindisi dell’Associazione LA.P.E.C., il Laboratorio Permanente per l’Esame e Controesame e per il Giusto Processo, è stata costituita il 20.07.22.
L’associazione, costituita tra avvocati penalisti, magistrati e professori delle università di Bari e del Salento, non ha scopo di lucro e si prefigge, attraverso la costituzione di un laboratorio permanente, lo studio sui temi e gli istituti che regolano l’esame incrociato nel processo penale nonché di tutti i principi e gli istituti che regolano il “Giusto Processo”. A tal fine, l’associazione organizza e promuove l’approfondimento, con laboratori, convegni, seminari, organizzazione di gruppi di studio e di lavoro il confronto comparato con altri sistemi giudiziari; il monitoraggio delle prassi giudiziarie; regole d’indagine e d’indagine difensiva; l’elaborazione di progetti di modifica o di integrazione legislativa, nonché di linee guida; la formazione, mediante l’organizzazione di corsi di specializzazione, di magistrati ed avvocati, in funzione di una corretta ed adeguata applicazione degli istituti in materia di esame incrociato e giusto processo; ed infine degli istituti processuali, delle regole e delle problematiche comunque attinenti alla acquisizione della fonte di prova orale nel procedimento penale, in ogni sua fase e di quanto attiene al giusto processo; i sistemi e le l’istituzione di riviste, di siti internet o di blog a tema.

Secondo l’illuminata idea di Ettore Randazzo, ideatore ed ispiratore del format associativo sviluppatosi in diverse sedi giudiziarie in tutta Italia, il LAPEC può intendersi come una ‘zona franca’, un ‘terreno della fertilità intellettuale’, dove avvocati, magistrati e accademici si ritrovano, dopo aver svestito i panni dei rispettivi ruoli, per discutere serenamente e laicamente del processo penale, dei suoi principi cardine, dell’esigenza di farlo funzionare al meglio in risposta alle necessità di giustizia del cittadino, ma anche a nutrimento di quella cultura comune che fa di ogni operatore del diritto un vero giurista.

Nella esperienza quotidiana nelle aule di giustizia, alle prese con una continua ricerca di risoluzione di problemi che attengono allo svolgimento delle varie fasi del processo penale, ci si è resi conto che il dialogo tra i protagonisti del processo funziona, e che i propositi possono essere comuni a chi è chiamato a prendere parte alla celebrazione del processo penale nelle migliori condizioni possibili, sia in termini di applicazione degli istituti processuali sia in termini di logistica applicata al processo che si celebra.

Sin dai primi anni dalla istituzione in sede nazionale, avvenuta nel 2008 a Siracusa, e via via grazie al lavoro di tutte le sedi decentrate sorte presso le sedi giudiziarie di tutta la penisola, si è intuito come la formazione comune tra i protagonisti del processo, avvocati e magistrati, possa essere la chiave di volta per la costruzione di un processo giusto ed efficiente, ed a tal proposito non sono mancate le lodevoli prese di posizione, anche nelle più alte sedi istituzionali del nostro ordinamento, per valorizzare ed enfatizzare l’importanza dell’idea del Lapec.

In particolare, si richiamano le parole spese dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, dott. Vitaliano Esposito, espresse in occasione dell’Audizione davanti alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei deputati in merito al disegno di legge costituzionale del governo n. 4275/C, recante ‘Riforma del titolo IV della parte II della costituzione’ in data 13 giugno 2011:

“…La cultura della giustizia dovrebbe trovare la sua fonte in una scuola superiore unica, aperta ad avvocati, giudici, pubblici ministeri ed ufficiali di polizia giudiziaria. Il modello del La.p.e.c. (Laboratorio permanente esame incrociato), formato da illuminati avvocati, docenti universitari, giudici, pubblici ministeri e tecnici, sta disincrostando dogmi e pregiudizi di stampo inquisitorio ed ha finalmente avviato, dopo oltre vent’anni (quasi una generazione) una cultura della civiltà accusatoria”.